Di fronte alle fotografie di ragazze curde inghiottite dal conflitto siriano, mi rimangono in bocca frasi incompiute, giudizi senza peso. Loro, in braccio un fucile, visi sorridenti, fiori tra i capelli, altri sguardi muti e polverosi.
Provo a chiamarle coi nomi delle nostre partigiane, trovo la miseria degli animali braccati, immagino l'orgoglio ma sento lo spreco di sangue di ogni soldato.
Rimango a guardare e disegno per addomesticare il disagio, per restituire qualcosa della loro bellezza.